domenica, febbraio 04, 2007

Una Foresta

La filosofia no-global, siamo sinceri, è una cazzata.

Essere legati ad una realtà locale, fosse anche nazionale, è roba da milleottocento, quasi millenove, a forte rischio di imperialismi rampanti e nazionalismi xenofobi. Senza una filosofia globale non ci potrebbe essere il confronto tra culture diverse (con annesso arricchimento spirituale di tutti), lo scambio di informazioni, di conoscenze, di invenzioni. Immaginate un mondo in cui i treni esistono solo in Inghilterra perchè li hanno inventati loro, dove la televisione ce l'hanno solo gli americani perchè l'hanno brevettata loro, un mondo dove un miliardo di indiani mangiano ancora con le mani perchè le posate non le hanno certo inventate loro. Roba da pazzi! E tutte le tedesche che vengono ogni estate sul lago di Garda? Ed i barili di Guinness in ogni pub del mondo? Il Carnevale di Rio, il Palio di Siena, l'Oktoberfest, il Festival di Venezia, la Notte degi Oscar?

Un mondo global comporta notevali vantaggi, ma implica anche una grande responsabilità. Ogni problema deve essere osservato da una distanza maggiore per poterne comprendere la complessità e di conseguenza necessita di una soluzione più articolata che consideri un numero maggiore di variabili. Investire nell'allevamento bovino nelle Valli di Comacchio per arginare il problema della disoccupazione in Italia non è una soluzione global, poichè ad un costo minore posso produrre la stessa carne nelle pampas argentine. Se invece nella stessa zona mi metto ad allevare maiali e mi invento che quello che faccio io è un prosciutto D.O.P., mica pizza e fichi eh, allora riesco a rimanere sul mercato esportando il mio prodotto in tutto il mondo, pure nelle pampas argentine.

Ma questo è solo un aspetto puramente economico e materialistico della vasta gamma di problemi global che l'uomo moderno si trova a dover affrontare ogni giorno. Si osserva in tal modo il mondo dal punto di vista dell'uomo, si utilizza come finestra temporale il tempo di una vita, di una sola generazione. Stiamo osservando il problema troppo da vicino. Poichè se ci allontaniamo un pò, se abbandoniamo il punto di vista uomo, ci accorgiamo facilmente che il nostro pianeta è sovrappopolato, che l'ozono sembra uno scolapasta, che le riserve di combustibili fossili si esauriscono rapidamente, che il tasso di produzione dei rifiuti è insostenibile e che le foreste e gran parte delle specie animali sono sull'orlo dell'estinzione. Uno scenario apocalittico, eppure gli ambientalisti ci stanno rompendo le palle da un bel pò di tempo con questi argomenti! Ma come vi viene in mente di costruire delle centrali eoliche in Puglia/Calabria che comportano un insostenibile inquinamento acustico-sonoro nonchè paesaggistico-ambientale?

Come fronteggiare tali e tanti problemi? Da quale si comincia? L'unica soluzione proponibile sembrerebbe la fuga verso un altro pianeta, un nuovo Far West spaziale, una nuova frontiera, eppure non siamo ancora tecnologicamente pronti e quindi: che fare? A quale santo vado ad accendere un cero?

Novello Newton servirebbe un bell'alberello di mele sotto il quale rifugiarsi e riflettere, anzi, forse più di uno, diciamo un boschetto. Una foresta di alberelli, verdi e lussureggianti, senza presenza umana per migliaia di chilometri in ogni direzione, alberi grandi, alberi piccoli, cespugli, rampicanti, bosco e sottobosco comprensivo di ogni optional, una fauna lussureggiante che non deve preoccuparsi di cacciatori o ambientalisti ansiosi di salvarli. Un'unica grande foresta che si estende dalla Turchia al Mar del Giappione, dall'Artide alle Filippine, un enorme polmone verde per far respirare il pianeta Terra e ripopolarlo di ogni sua specie, un moderno Eden (oppure una smisurata Valle degli Orti).

Un vero progetto global con dei tempi veramente global. Pochè forse qualcuno di voi avrà già notato che circa tre miliardi di persone in questo momento occupano abusivamente il terreno in questione, e quindi si deve provvedere allo sfratto. La soluzione antiquata dei campi di sterminio, ovviamente, non è nemmeno da prendere in considerazione poichè pensare global significa migliorare la qualità della vita di tutti, e non unicamente di un'elite. E soprattutto, metti che qualcuno sopravvive poi è un tantino incazzato, e quindi si sente in diritto di pretendere, magari decide che in qualcuno dei suoi libri sacri c'è scritto che la Terra Promessa si trova in provincia di Reggio Emilia, chiama le Nazioni Unite, l'UNICEF e pure la FAO che, per scusarsi, ma soprattutto per non sentirseli più nelle orecchie tutti i santi giorni, sfrattano tutti gli umarells emiliano-romagnoli dalle loro case e li mettono in comodi campi profughi di legno e lamiera assegnando i territori ormai liberi ai sopravvissuti dei campi. Questi finalmente fondano una nuova nazione con tanto di bandiera, inno e sessanta miliardi di dollari annui da parte degli Stati Uniti come indennizzo per la pessima mensa dei campi, acquistano armamenti e bombe atomiche rompendo le palle a tutto il mondo con film e giornate della memoria e, se qualcuno glielo fa notare, salgono a bordo dei loro Apaches e lanciano un paio di razzi sui campi profughi durante il locale torneo di bocce.

Come dice il vecchio adagio: "La pazienza è la virtù dei forti" e quindi armiamoci di pazienza ed aspettiamo. Mentre aspettiamo, tanto per ingannare il tempo, chiudiamo porti, aeroporti, stazioni e frontiere nei territori occupati abusivamente. Fatto? Adesso sterilizziamo chimicamente ed in modo assolutamente indolore tutti gli abusivi. Fatto? Bene, adesso sediamoci all'ombra dei nostri alberelli ed osserviamo. Osserviamo un secolo in cui la vita va avanti come se nulla fosse successo, dove ogni coppia di giovani amanti non si deve preoccupare del frutto del peccato (con conseguente rimozione dei relativi cassonetti), osserviamo il tempo scorrere ed il numero degli abusivi decrescere in modo del tutto naturale, equo e solidale. Fatto? Bene, adesso iniziamo a piantare i nostri alberelli!

Un'impresa di tale portata necessita uno sforzo economico non indifferente, ma soprattutto di un'organizzazione esemplare. Fortunatamente, ancora una volta, le grandi multinazionali corrono in nostro aiuto. Chi meglio di Ikea per amministrare un progetto forestale? Chi ha più esperienza di Mercedes e Baygon negli sfratti esecutivi? Se a tale efficienza uniamo l'aiuto e la logistica degli amici nipponici (anch'essi esperti in fatto di sfratti esecutivi) passiamo rapidamente dal campo del fantastico a quello del possibile e quindi: pianta un alberelloanche tu!

2 Comments:

Blogger paranoise said...

http://www.vhemt.org/

2:31 PM  
Anonymous Anonimo said...

ma che cazzo dici? Imbecille tu e chi ti legge ..sto coglione.. fai un favore al mondo, global o no global che sia : SPARATI

6:51 PM  

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